Mario Amato, magistrato ucciso dai Nar
Il 23 giugno 1980 il procuratore Mario Amato viene barbaramente assassinato a Roma, per strada, mentre attende l’autobus per andare in ufficio. A sparargli alla nuca è Gilberto Cavallini, terrorista neofascista dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Nato a Palermo nel 1937, dal 1971 pm a Rovereto, dal giugno 1977 è alla Procura di Roma, ove dà nuovo impulso alle indagini sui terroristi neri avviate da Vittorio Occorsio, ucciso nel 1976 mentre stava indagando sui gruppi armati di estrema destra. In poco tempo Amato diventa titolare di tutte le inchieste sull’eversione nera a Roma e nel Lazio, e tenta, con ottimi risultati, una lettura globale del terrorismo nero. “Attraverso i parziali successi delle indagini su singoli episodi terroristici” – disse davanti al Csm il 13 giugno 1980, dieci giorni prima di essere ucciso – “sto arrivando alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori materiali degli atti criminosi”. Amato stava ricostruendo le connessioni tra destra eversiva e Banda della Magliana, oltre ai legami tra sottobosco finanziario, economico e potere pubblico.
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