Marcello Dell’Utri veicolò le richieste dei mafiosi al governo Berlusconi
Il 20 aprile 2018, dopo ben cinque giorni di camera di consiglio, la Corte di Assise di Palermo ha condannato gli imputati Leoluca Biagio Bagarella (28 anni), Antonino Cinà (12 anni), Marcello Dell’Utri (12 anni), Mario Mori (12 anni), Antonio Subranni (12 anni), Giuseppe De Donno (8 anni) e Massimo Ciancimino (8 anni). Assolto l’ex ministro Nicola Mancino, al quale veniva contestato il reato di falsa testimonianza.
Nella sentenza di primo grado – di ben 5.252 pagine – i giudici* scrivono che «l’improvvisa accelerazione che ebbe l’esecuzione del dottore Borsellino» fu determinata «dai segnali di disponibilità al dialogo – ed in sostanza, di cedimento alla tracotanza mafiosa culminata nella strage di Capaci – pervenuti a Salvatore Riina, attraverso Vito Ciancimino, proprio nel periodo immediatamente precedente la strage di via D’Amelio».
*(ud. 20 aprile 2018), n. 2, Presidente Alfredo Montalto, Giudice a latere Stefania Brambille

Tag:berlusconi, Borsellino, Capaci, Ciancimino, De Donno, dell'utri, di matteo, Falcone, Graviano, mafia, Mancino, Messina Denaro, Mori, Provenzano, Riina, Stato, stragi, Subranni, trattativa, Via D'Amelio