Gilberto Cavallini, Egidio Giuliani e gli “altarini” dei Nar
In attesa di sapere se il cavillo giuridico (rectius cavallo di Troia) a cui si sono aggrappati gli avvocati del terrorista nero Gilberto Cavallini riuscirà a provocare l’annullamento della condanna – di primo grado – all’ergastolo che, all’inizio del 2020, ha indicato Cavallini come complice della strage fascista alla stazione di Bologna, vale la pena ripercorrere alcuni brani delle motivazioni della sentenza del giudice Michele Leoni. Motivazioni che meritano di essere ripercorse anche alla luce dell’attualità politico-giudiziaria. Nell’ultima puntata di Report, infatti, è stato citato tra gli altri l’ex membro dei Nar Egidio Giuliani. Meno noto dei suoi colleghi, il nome di Giuliani era riemerso nove anni fa, ai tempi dell’inchiesta “Mafia Capitale”: è uno dei killer che il 3 luglio del 2014 assassinarono Silvio Fanella, il “cassiere” del faccendiere nero Gennaro Mokbel (quello che in una telefonata con il boss mafioso Carmine Fasciani, intercettata, rivendicava di aver pagato – non si sa a chi – 1.200.000 euro per far uscire di galera anzitempo Francesca Mambro e Valerio Fioravanti: «Li ho tirati fuori tutti io… Tutti con i soldi mia, lo sai quanto mi so costati Ca’? Un milione e due… un milione e due»). Le pagine 635-648 delle suddette motivazioni contengono un paragrafo interamente dedicato alla figura, troppo a lungo sottovalutata, di Giuliani. Eccone alcuni passaggi significativi.
«Il nome di Egidio Giuliani è stato espressamente fatto nel capo di imputazione elaborato dalla Procura della Repubblica di Bologna quale componente, unitamente a Cavallini, Fioravanti, Mambro e Ciavardini, della banda armata neofascista “spontaneista” chiamata NAR. Banda autonoma. Egidio Giuliani doveva essere quindi a conoscenza di informazioni estremamente utili. Ma non è stato indicato [dalla Procura] come teste.
È bene cominciare da quando, la mattina del 13.4.1981, venne fatta irruzione nell’abitazione del Giuliani, a Ostia, via delle Nereidi 29, e poi in una grotta indicata da Laura Lauricella, sua ex compagna, in cui vennero trovati polveri esplosive da cava e per il lancio di proiettili di grosso calibro, 20 pistole, 5 fucili (fra cui un mitragliatore MAB cal. 9, nuovissimo) e relative munizioni (le armi erano accuratamente ingrassate e imballate), nonché numerose chiavi (…). Inoltre, fu trovata un’infinità (centinaia) di documenti falsi e/o di moduli per documenti falsi, di tutti i tipi e per tutte le esigenze: passaporti, carte di identità, patenti di diverse categorie, tessere per riduzioni ferroviarie, libretti personali per porto d’armi, tesserini di riconoscimento ministeriali, nonché traveller cheques, assegni, libretti di assegni, libretti di circolazione di autovetture (…). Mai ciò che ancor più dà la misura della dilatazione e ramificazione dei rapporti criminali del Giuliani sono le nazionalità dei presunti titolari dei passaporti falsi: americani, panamensi, nicaraguensi, britannici, svizzeri, francesi, greci, etiopi.
Egidio Giuliani, in relazione al sequestro di tali armi, ha rievocato anzitutto la rapina da lui commessa a Roma, insieme ad altri, in danno della Honeywell (impresa che gestiva il Centro Elaborazione Dati della Motorizzazione Civile), dichiarando che tale C.E.D. costituiva uno strumento prezioso di collaborazione di supporto per lo Stato, in specie per i suoi organi di polizia. Occorreva pertanto colpire e distruggere un simile strumento, a scopo destabilizzante. (…)
Con Gilberto Cavallini egli aveva stretto amicizia nel 1979, e con lui aveva scambiato armi e documenti. Nel 1980 Armando Colantoni gli aveva portato due bombe SRCM, e forse delle pistole, facendogli intendere che erano di Valerio Fioravanti. (…) La Corte d’Assise di Roma ha osservato che la linea politica del Giuliani e del suo gruppo era “non tanto di convergenza fra formazioni eversive di destra e di sinistra, ma di tregua nella lotta reciproca, e di autonoma e convergente aggressione contro le istituzioni e le strutture dello Stato”. Dell’uso fatto del profitto che gli poteva essere derivato dal trafugamento dei moduli della Honeywell, però, Giuliani nulla ha detto, rifiutandosi di rispondere alla specifica domanda. (…) All’epoca, Giuliani era dipendente della Honeywell. (…) Giuliani, al di là della sua dichiarata fede politica “terzista”, fungeva anche da “centro servizi” per ogni tipo di criminalità, di sinistra e di destra, politica e non. Non a caso, ha sempre tenuto molto alla propria autonomia. Tutto ciò è stato confermato dallo stesso Gilberto Cavallini all’odierno processo.
Gilberto Cavallini ha fatto di Giuliani un ritratto ad ampio spettro: era un ex missino della sezione Balduina, Prenestino, un attivista del Movimento Sociale, che a un certo punto si staccò e si mise a “fare delle cose in proprio”, andando a lavorare in un centro meccanografico dove si stampavano anche le patenti. Si avvicinò a “Costruiamo l’Azione”, ed era fra quelli che maggiormente spingevano per fare fronte unico con l’Autonomia Operaia. Nell’ambito dei suoi dichiarati progetti di lotta armata contro lo Stato, Giuliani produceva di tutto, e poi lo distribuiva in tutte le direzioni (anche a lui, Cavallini, a cui vendette “non so quante decine o centinaia di moduli di patenti, targhe, la macchina per fare le targhe”). Il suo, in definitiva, era un supermarket per rifornirsi di ciò che poteva servire per portare avanti determinate attività criminali e terroristiche. (…)
E per quanto riguarda la strage di Bologna (oggetto di questa imputazione, la cui responsabilità, come detto, a tenore del capo di imputazione, “lambirebbe” anche il Giuliani), si devono richiamare le dichiarazioni rese il 20 maggio 1981 al Giudice Istruttore di Roma sempre da Laura Lauricella [moglie di Giuliani], la quale disse: “Discutendo della strage di Bologna, Egidio espresse con me un apprezzamento negativo. Espresse con me l’opinione che una cosa del genere potesse esser stata fatta solo da quel ‘folle’ di Valerio Fioravanti. Peraltro, mi riferì di voler chiedere spiegazioni a Benito Allatta e Silvio Pompei, ai quali poco tempo prima, nel luglio 1980 (…), aveva dato, su loro richiesta, un notevole quantitativo di esplosivo che doveva essere usato a Milano per un ‘grosso botto’. Benito e Silvio lo tranquillizzarono dicendogli che l’esplosivo era servito per un attentato al Comune di Milano. (…)
In un passo di una lettera che la Mambro inviò dal carcere a Mario Tuti, datata 13.11.1982, a proposito delle vicende di Giuliani con la Lauricella, la Mambro scriveva: “Quello che gli è capitato con la moglie mi ha rattristata moltissimo. Certo che la vita gioca brutti scherzi”. Qui i “brutti scherzi” erano le rivelazioni della Lauricella. In questo processo, all’udienza del 23.5.2018, (…) Francesca Mambro (..) interpellata su alcune dichiarazioni rese in passato, secondo le quali aveva detto di avere riconosciuto in un covo di Giuliani armi non sue, ha negato la circostanza, aggiungendo, gratuitamente: “Io Giuliani non l’ho mai visto fisicamente, non ho mai visto chi frequentasse, solo in seguito capisco che Cavallini ha un rapporto con loro, i famosi ‘capri’, scopro che uno di questi è lui”.
Ciò è falso.
Questa affermazione è smentita in modo plateale da un passaggio della lettera sopra citata, da lei inviata dal carcere a Mario Tuti, datata 13.11.1982, in cui scriveva: “Ad Egidio sono particolarmente affezionata perché l’ho conosciuto negli anni della mia adolescenza e fin da allora mi era simpaticissimo; anzi, se scopriamo gli altarini, ho sempre avuto un debole…”. Anche adesso, quindi, costituisce imperativo categorico mentire sui rapporti a gli scambi di Giuliani con i NAR, in particolare Cavallini, Fioravanti e soci, e in generale sul personaggio Egidio Giuliani, depositario e trafficante di enormi quantità di armi e di documenti falsi che andavano in circolo ovunque. Anzi, mentire su tutto. (…)
La versatilità di Giuliani su vari fronti, quelli delle organizzazioni a cui prestava sostegno, ma anche quello dalla qualità dei servizi offerti, ha trovato più di una conferma. Ad ulteriore esempio, a Sergio Calore, quando entrambi erano in carcere a Novara, Giuliani disse di essere preoccupato in quanto il locale in cui teneva le macchine per la falsificazione e la stampa dei documenti apparteneva ad Agostino Greggi, iscritto alla loggia P2, e ciò, unitamente alla sua amicizia con Loris Facchinetti e Valtemio Tacchi, ex dirigenti di “Europa Civiltà” e iscritti alla loggia massonica “Lira e Spada”, poteva renderlo collegabile ad ambienti massonici. Sempre Calore ha riferito che Giuliani aveva rapporti con Terza Posizione attraverso Claudio Lombardi e con i NAR attraverso Cavallini e Fioravanti.
Ciò, ad ulteriore riprova della statura criminale ed eversiva del Giuliani, che finanziava sé stesso e chiunque avesse intenti eversivi, funzionando da bazar per queste attività, e all’uopo commettendo reati che gli garantivano una operatività e una centralità ad ampia diffusione, oltre che potere economico (con ritorno economico). Questo sarebbe stato il NAR Egidio Giuliani, componente di cellula autonoma “spontaneista”. La figura di Egidio Giuliani, al contrario, non é altro che l’ennesima conferma di quanto Gilberto Cavallini fosse “elemento di collegamento all’interno della galassia eversiva”, come ha scritto il GUP nel decreto di rinvio a giudizio».
Riccardo Lenzi, presidente Piantiamolamemoria APS
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