Serpico, Tobagi e quel maledetto 28 maggio
Roma, 28 maggio 1980: alle otto del mattino, mentre era in servizio di vigilanza al Liceo classico Giulio Cesare di Roma, il brigadiere di Pubblica sicurezza Francesco Evangelista, soprannominato Serpico, viene ferito mortalmente da colpi di arma da fuoco esplosi da un gruppo di terroristi appartenenti all’organizzazione eversiva di estrema destra Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar).
Una targa per “Serpico” 35 anni dopo
Milano, 28 maggio 1980: Walter Tobagi, inviato sul fronte del terrorismo e cronista politico-sindacale del Corriere della Sera, era uscito dalla propria abitazione verso le 11 e si stava recando in garage per prendere l’auto. Fu affrontato e ucciso con cinque colpi di pistola da un commando di terroristi, uno dei quali sparò il colpo di grazia al giornalista che si era già accasciato a terra. Nel giro di alcuni mesi, le indagini portarono alla identificazione degli assassini, appartenenti alla “Brigata 28 marzo”, un gruppo terrorista di estrema sinistra composto anche da figli di famiglie della borghesia milanese, costituitosi dopo l’uccisione di quattro appartenenti alle Brigate Rosse avvenuta a Genova, nel covo di via Fracchia, il 28 marzo di quello stesso anno. Le indagini accerteranno che da non poco tempo i terroristi avevano individuato Walter Tobagi quale possibile obiettivo. Al Corriere della Sera Tobagi aveva infatti seguito tutte le vicende relative agli “anni di piombo” e aveva denunciato il pericolo del radicamento del fenomeno nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro. Uno dei suoi ultimi articoli sul tema era intitolato «Non sono samurai invincibili». La sera prima del suo omicidio aveva partecipato a un incontro al Circolo della stampa di Milano sul tema della responsabilità del giornalista di fronte all’offensiva delle bande terroristiche; riferendosi alla lunga serie dei loro attentati, aveva detto: «Chissà a chi toccherà la prossima volta». Dieci ore dopo cadde sotto i colpi dei suoi assassini.
Prima di approdare al Corriere, Tobagi lavorava all’Avvenire. Proprio su quel giornale il 18 marzo 1971, giorno del suo 24° compleanno, aveva scritto: « Non è facile tracciare una mappa precisa dell’estremismo neofascista: non è facile perché i gruppi e gruppetti si sono sciolti e ricomposti nel giro di pochi mesi, con incredibile velocità e vaghezza ideologica. Ma c’è di più: molto spesso questi gruppi altro non sono che sotto-organizzazioni delle case-madri del neofascismo italiano: il MSI e la sua organizzazione giovanile, la Giovane Italia. (…) E così ricompaiono dall’ombra, in cui erano giustamente caduti, tristi personaggi dell’epoca fascista: il “parlamentarismo” viene superato a piè pari. E si comincia, anzi, a parlare di un vero e proprio tentativo insurrezionale, da preparare organicamente, in opposizione alle “aperture a sinistra”, ai presunti pericoli rappresentati dai sindacati e dalle masse lavoratrici. Su questa linea si distinguono alcuni “movimenti”, e soprattutto il “Fronte nazionale” di Junio Valerio Borghese. (…) Accanto al “Fronte nazionale”, un posto importante negli ultimi due anni è stato occupato dal movimento “Ordine nuovo”, il cui fondatore – citiamo da “La strage di Stato” – a Roma è un giornalista [Pino Rauti, ndr] di un quotidiano romano noto per aver coniato la definizione “la democrazia è un’infezione dello spirito”. (…) Un discorso a parte invece meritano altri gruppetti, sviluppatesi nei mesi scorsi , come risposta reazionaria alle tensioni sociali del Paese. Si possono citare le “squadre di azione Mussolini” (SAM), autentici manipoli di picchiatori, che hanno reso tristemente famose alcune zone di Milano. Poi i “Gruppi di azione nazionale”, sorti per iniziativa di Mario Tedeschi, direttore del Borghese, con lo scopo di contrastare “gli scioperi organizzati dai comunisti e dai clerico-comunisti”. (…) Questa complessa geografia, però, non può essere ricostruita in modo attendibile, anche perché le variazioni – i passaggi da gruppo a gruppo, gli scontri e i riabbracci – sono rapide e frequentatissime. »
Come mi batte forte il tuo cuore – reading tratto dall’omonimo libro di Benedetta Tobagi
Le vittime del terrorismo e le verità ancora nascoste di Benedetta Tobagi
Mio padre Walter Tobagi spiegato con le sue parole di Luca Tobagi
Giangiacomo Schiavi (a cura di) – Poter capire, voler spiegare. Walter Tobagi quarant’anni dopo, Corriere della Sera 2020
La scia di sangue del 28 maggio di Annachiara Valle
Documentario Rai “Perché Tobagi?“ [La Storia siamo noi, 2013]
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