Piersanti Mattarella, politico ucciso dalle mafie
E’ la mattina del 6 gennaio 1980. A Palermo, in via della Libertà, un commando di due uomini uccide il presidente della Regione e dirigente democristiano Piersanti Mattarella. Mattarella era impegnato in un’azione di moralizzazione della vita pubblica, aveva bloccato alcuni appalti che facevano gola a imprenditori mafiosi, si era adoperato per un rinnovamento del quadro politico aperto al coinvolgimento del Partito comunista, tentando di riprendere la strada interrotta con il rapimento e l’omicidio del suo amico Aldo Moro.
Irma Chiazzese, la vedova che era in auto col marito al momento dell’agguato, riconobbe senza indugi in Giuseppe Valerio Fioravanti il killer che sparò a Mattarella. Nel 1995 Fioravanti e Gilberto Cavallini – terroristi neofascisti, entrambi membri dei Nar; il primo condannato in via definitiva per la strage alla stazione di Bologna, il secondo tuttora sotto processo per lo stesso reato (Cavallini è stato condannato in primo grado il 9 gennaio 2020) – vennero tuttavia assolti in via definitiva da questa accusa; dunque non sono più imputabili per lo stesso reato. Si tratta di uno dei pochi casi giudiziari in cui sono stati condannati, almeno in parte, i mandanti (Cosa nostra), ma non gli esecutori di un delitto.
Ad inizio 2018 la Procura di Palermo ha deciso di riaprire le indagini.
Documentario Rai “Piersanti Mattarella. 6 gennaio 1980“ [Speciale Tg1, 2020]
Documentario Rai “Piersanti Mattarella. La buona battaglia” [La Grande Storia, 2020]