Piazza Fontana
Milano, 12 dicembre 1969. Alcune “cellule” dell’organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo collocano una bomba nella sede della Banca dell’Agricoltura, in piazza Fontana, provocando 17 vittime e 88 feriti. Qualche minuto prima della esplosione, un altro ordigno venne rinvenuto nella sede della Banca Commerciale di piazza della Scala, sempre a Milano. Tra le 16.55 e le 17.30, altre tre esplosioni si verificarono a Roma: una, all’interno della Banca Nazionale del Lavoro di via San Basilio; altre due, sull’Altare della Patria di piazza Venezia. Questi attentati provocarono feriti e danni. I cinque attentati del pomeriggio del 12 dicembre 1969 segnarono l’inizio di quel periodo della vita del Paese che va sotto il nome di “strategia della tensione“. Nella primavera-estate del 1969 la medesima organizzazione aveva compiuto altri attentati dimostrativi.
Subito dopo la strage, la Questura di Milano dichiara di avere inchiodato il colpevole: l’anarchico Pietro Valpreda, il “mostro” che viene sbattuto in prima pagina su quasi tutti i giornali e che si farà 1.110 giorni di carcere da innocente (uscirà il 29 dicembre 1972 e sarà assolto definitivamente solo all’inizio del 1987). Già processati ed assolti in precedenza, nel 2005 saranno riconosciuti colpevoli con sentenza definitiva – ma non più punibili, in quanto precedentemente assolti per lo stesso reato – i neonazisti Franco Freda e Giovanni Ventura, esponenti padovani di Ordine Nuovo. Assolti in precedenza, per insufficienza di prove, il giornalista di estrema destra e agente segreto del SID (l’allora servizio segreto militare italiano) Guido Giannettini, gli ordinovisti veneziani Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, e il leader del gruppo terroristico milanese “La Fenice” Giancarlo Rognoni. L’unica persona ad essere stata condannata per la strage è l’ordinovista Carlo Digilio – esperto di armi ed esplosivi, nonché informatore della Cia e dei servizi segreti italiani – che negli anni ’90 confessò le proprie responsabilità e iniziò a collaborare con la magistratura.
Questura di Milano, notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969: il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli resta ucciso precipitando dalla finestra dell’ufficio del commissario Luigi Calabresi mentre, da tre giorni, era sottoposto a interrogatorio nell’ambito delle indagini sulla strage di piazza Fontana. Ufficialmente, Pinelli sarebbe stato vittima (unico caso al mondo) di un «malore attivo». Molti anni dopo si riuscirà a dimostrare che la Questura e la Procura di Milano erano pesantemente influenzate dall’Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto del Ministero dell’Interno diretto da Federico Umberto D’Amato, responsabile dei depistaggi delle indagini e autore della falsa pista anarchica. Anni dopo l’ex agente segreto Silvano Russomanno (un ex repubblichino morto nel 2012, allora braccio destro di D’Amato) dichiarerà che nell’ufficio di Calabresi, quando morì Pinelli, c’era anche lui.
Padova, primavera 1969: dopo l’ennesima azione terroristica all’università, il capo della squadra mobile Pasquale Juliano inizia ad indagare su un nucleo di estremisti neri che traffica in armi ed esplosivi. L’inchiesta, che forse avrebbe potuto evitare la strage del 12 dicembre, verrà insabbiata. Juliano finirà addirittura sotto processo, accusato di aver costruito false prove. Riuscirà a dimostrare la sua innocenza solo nel 1979.
Alberto Muraro: la “vittima preventiva” della strage di Piazza Fontana
Il sindaco di Milano Aldo Aniasi ricorda la strage nel 4° anniversario (Rai 1973)
Piazza Fontana – La prima strage documentario di Vanessa Roghi (Rai 2019)
Golpe Borghese ed eversione neofascista puntata de “La notte della Repubblica” (Rai 1990)
L’Associazione Piazza Fontana 12 dicembre ’69
BIBLIOGRAFIA
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– Antonella Beccaria, Simona Mammano, Attentato imminente, Stampa alternativa 2009
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– Aldo Giannuli, Elia Rosati, Storia di Ordine Nuovo, Mimesis 2017
– Paolo Morando, Prima di Piazza Fontana, Laterza 2019
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– Guido Salvini (con Andrea Sceresini), La maledizione di Piazza Fontana, Chiarelettere 2019
– Benedetta Tobagi, Piazza Fontana. Il processo impossibile, Einaudi 2019
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