Musica, politica, televisione. Croci e delizie d’Italia nel 1984
Il 12 luglio 1984, tre giorni prima che l’ex boss siciliano Tommaso Buscetta atterrasse all’aeroporto di Fiumicino e iniziasse a parlare di Cosa Nostra ai magistrati di Palermo, l’onorevole Tina Anselmi consegna ai Presidenti di Camera e Senato la relazione finale della Commissione bicamerale d’inchiesta sulla loggia massonica P2, guidata dal fascista toscano Licio Gelli (venditore di materassi che nel tempo libero controllava i servizi segreti italiani e promuoveva azioni eversive). La relazione Anselmi, approvata due anni dopo dal Parlamento, certifica la natura criminosa del consorzio piduista: uomini che avevano deciso di associarsi per colpire «con indiscriminata e perversa efficacia, non parti del sistema, ma il sistema stesso nella sua più intima ragione di esistere: la sovranità dei cittadini, ultima e definitiva sede del potere che governa la Repubblica». Tre anni prima, forte del sostegno del Presidente della Repubblica socialista Sandro Pertini e della Presidente della Camera comunista Nilde Jotti, la deputata democristiana di Castelfranco Veneto – la prima donna italiana a ricoprire l’incarico di ministro – aveva impegnato tutte le sue forze nell’indagare le responsabilità del progetto di svuotamento della democrazia concepito dalla P2 negli anni ’70. Quel “Piano di rinascita democratica” che, proprio alla fine del 1984, avrebbe invece trovato una sua prima, diligente applicazione: un decreto del governo Craxi mirato a revocare le sanzioni della magistratura nei confronti della Fininvest di Silvio Berlusconi, colpevole di trasmettere illegalmente su tutto il territorio nazionale. Al momento, la regina delle tv è ancora la Rai: dalla fine del 1983, tutti i giorni su Rai 1 va in onda la trasmissione Pronto Raffaella?, ideata da Gianni Boncompagni e Giancarlo Magalli. A condurre, il volto bolognese di Raffaella Maria Roberta Pelloni, in arte Raffaella Carrà (due anni dopo sostituita da Enrica Bonaccorti), in grado di portare lo share del programma a punte di 14 milioni di spettatori quotidianamente sintonizzati sulla stessa frequenza. Nel 1984, le sigle dello spettacolo vengono raccolte in Bolero, quindicesimo album della soubrette. Durante la puntata del 24 dicembre 1984, a poche ore dall’attentato al rapido 904 nella galleria tra Vernio e San Benedetto Val di Sambro, la Carrà non riesce a trattenere le lacrime.
Ma torniamo per un momento a Gelli. Un vero e proprio programma politico il suo, basato su una limpida strategia: occupare la sfera pubblica e “acquisirne” gli elementi. Corruzione e disinformazione come strumenti per svuotare la democrazia dall’interno, senza escludere l’uso della violenza indiscriminata: «La loggia P2 è gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può considerarsene anzi addirittura responsabile, in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale». Da questo punto di vista, il 1984 era iniziato nel peggiore dei modi. Il 5 gennaio, a Catania, la mafia aveva sparato al giornalista Giuseppe Fava, fondatore della rivista I Siciliani. Come in altre occasioni, l’Italia dava il meglio di sé nello lo sport e nella musica. Mentre il ciclista Francesco Moser stabiliva il nuovo record dell’ora, Fabrizio De André registrava uno dei dischi più belli del decennio, nonché anticipatore della cosiddetta world-music: Crêuza de mä (in dialetto ligure “mulattiera di mare” ma anche “croce di malinconia”), realizzato con Mauro Pagani e interamente cantato in dialetto genovese, è un formidabile intreccio di canzone d’autore, folk-rock, sonorità arabe, ritmi mediorientali e strumenti della tradizione del Mediterraneo.
Un mare conteso tra occidente e oriente, ancora divisi da un muro destinato a reggere altri cinque anni: a San Francisco, nell’America governata da Reagan, un giovane Steve Jobs presentava al mondo il primo computer Macintosh; a Mosca le redini dell’Unione Sovietica venivano affidate a Konstantin Ustinovič Černenko, nuovo segretario del PCUS, che deciderà di boicottare le Olimpiadi di Los Angeles. Mentre Iran e Iraq proseguivano una guerra iniziata quattro anni prima, che finirà quattro anni dopo. È tuttavia interessante notare come i gruppi indipendenti, provenienti dalle cantine e dai garage, scelgano di rifarsi a modelli di stile consolidati e, in genere, filo-occidentali, mentre a strizzare l’occhio verso altre latitudini siano invece gli artisti di estrazione mainstream. Alla prima categoria possono appartenere gli esordienti Diaframma di Siberia, molto influenzati dal post-punk inglese e in particolare dai Joy Division, o in altro ambito i ferraresi Impact di Solo Odio, gli aostani Kina dell’audiocassetta Nessuno schema nella mia vita! e i torinesi Declino del dodici pollici Eresia, tutti e tre debitori nei confronti dell’hardcore-punk americano; a rivolgersi al Medio Oriente e all’America del Sud è altresì il Pino Daniele di Sció, disco dal vivo con musicisti brasiliani, cubani e argentini, mentre la Gianna Nannini del sesto Puzzle collabora addirittura con Konrad “Conny” Plank, guru del krautrock tedesco e pioniere dell’avanguardia elettronica (il video della celeberrima Fotoromanza viene inoltre diretto da Michelangelo Antonioni).
Mentre il 30 marzo muore, in un ospedale canadese, lo steward Gaëtan Dugas, considerato il «paziente zero» dell’epidemia nota come AIDS, identificata nel 1983, e la paura del contagio inizia a diffondersi presso le comunità omosessuali maschili di tutto il mondo, rese vulnerabili dalla particolare forza infettiva dei soggetti maschi, si affacciano anche da noi le prime, timide, spesso metaforiche dichiarazioni di orientamento sessuale da parte di alcuni esponenti del mondo dello spettacolo. Tra questi, si segnalano Giovanni Scialpi, in arte Scialpi, da Parma, che dà seguito all’album d’esordio – Es-tensioni (1983) – pubblicando l’EP, o q-disc (termine coniato dalla RCA italiana per indicare vinili dalle dimensioni di normali 33 giri ma contenenti solo 4 o 5 brani), Animale, dove l’omosessualità diviene oggetto di rivendicazioni ludiche e gioiose, e il sorprendente Fabio Concato del quinto e omonimo disco, impreziosito da una Ti Ricordo Ancora dove, benché nessuno se ne accorga, non è difficile individuare la malinconia per un «omino» di «tenerezza disarmante» amato tanti anni prima e rievocato con estrema finezza.
Intanto, in Italia il panorama musicale oscilla tra la coda creativa degli anni ’70, caramelle pop e musica «d’autore». Esordiscono nel mercato discografico i reggiani CCCP – Fedeli Alla Linea: il mini-album Ortodossia guarda alla new-wave tedesca e al punk americano per esprimere un singolare manifesto ideologico ispirato a posizioni filo-sovietiche (l’ortodossia del titolo riguarda la fedeltà, da parte dei paesi oppostisi al Patto Atlantico, ai dettami del Trattato di Varsavia) e suggerito da un’iconografia vicina al kitsch dell’Europa orientale. Del gruppo fanno parte la «benemerita soubrette» Annarella Giudici, «l’artista del popolo» Danilo Fatur, il chitarrista Massimo Zamboni e il cantante Giovanni Lindo Ferretti. I Ricchi & Poveri, incassata la defezione di Marina Occhiena, fanno il punto sulla propria carriera con l’antologico Ieri e oggi. Nell’ambito sempre prolifico del cantautorato, il napoletano Edoardo Bennato pubblica un disco dal vivo, intitolato Live! È goal!: il brano omonimo, appunto È goal!, diventa la sigla della trasmissione La Domenica Sportiva. Registrato tra Piumazzo (MO), Bologna, Torino e Milano, vede infine la luce Tra la via Emilia e il west, primo album dal vivo del cantautore modenese Francesco Guccini. Il titolo, che viene da un verso della canzone Piccola città e nel frattempo è entrato a far parte delle locuzioni più comuni della lingua emiliana (e non solo), viene spiegato così dallo stesso Guccini: «La via Emilia tagliava Modena in due e la strada dove abitavo, da una parte, la incrociava. Dall’altra parte c’erano già gli ampi campi della periferia. Erano un po’ il nostro “west” domestico: bastava fare due passi, o attraversare una strada, e c’erano già gli indiani e i cowboy, cavalli e frecce; c’era, insomma, “l’avventura”, tradotta in padano dai film e dai fumetti. Poi la via Emilia continuò a tagliare Modena in due, ma il west aveva un volto diverso e il “mito americano”, quello di tante generazioni oltre alla mia, parlava una lingua diversa, la lingua del rock, delle copertine dei dischi, della faccia di James Dean in Gioventù bruciata, dei libri che altri appena prima di noi avevano scoperto e voltato in italiano. Ma i due riferimenti esistevano sempre, un piede di qua e uno di là, il sogno (meglio, l’utopia) e la realtà…».
Sul fronte politico, a febbraio il governo di Bettino Craxi aveva abolito la scala mobile, umiliando i sindacati, e aveva siglato un nuovo concordato tra Stato e Chiesa. A marzo viene assassinata Renata Fonte, assessore alla cultura di Nardò – comune in provincia di Lecce – impegnata nel contrasto della speculazione edilizia: è la prima donna pugliese vittima di mafia. Con l’arrivo della primavera, mentre il ministro del bilancio Pietro Longo (segretario del PSDI e membro della P2: tessera n° 926) è costretto a dimettersi, il segretario del PCI viene accolto con fischi ed insulti al congresso del PSI. Anche per questo, un mese dopo, la famiglia di Enrico Berlinguer impedirà a Bettino Craxi di partecipare, con altri due milioni di italiani, al suo funerale. Alle successive elezioni europee, nonostante decenni di ingerenze statunitensi (culminate nella “gestione” del rapimento Moro), per la prima volta i comunisti supereranno la Democrazia Cristiana. Inizia così il lento declino della democrazia italiana: l’inizio dell’inarrestabile ascesa del piduista Silvio Berlusconi, l’addio all’ultimo grande leader della sinistra e una strage in puro stile corleonese: la composizione chimica della bomba esplosa sul Rapido 904 (16 vittime, 267 feriti) risulterà sostanzialmente identica a quella che nel 1992 ucciderà Paolo Borsellino e la sua scorta in via D’Amelio. Non a caso, tre mesi prima di quel Natale di sangue il pool antimafia guidato da Antonino Caponnetto aveva emesso 366 mandati di cattura per altrettanti affiliati a Cosa Nostra.
di Gianfranco Callieri e Riccardo Lenzi
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