Gioia Tauro
Verso le ore 17 del 22 luglio 1970, nei pressi della stazione di Gioia Tauro (RC), si verificò il deragliamento di numerose vetture del treno Freccia del Sud, diretto da Palermo a Torino. Il disastro provocò la morte di sei persone* – che si stavano recando a Lourdes – e il ferimento di altre 70 circa. Nella prima fase delle indagini, si ritenne che il fatto fosse stato dovuto al cedimento strutturale di un carrello del treno; più tardi, alla negligenza del personale che era alla sua guida. Solo molti anni dopo sentenze definitive accerteranno che si era invece trattato di un attentato dinamitardo, compiuto collocando esplosivo sui binari ferroviari e accettando «il rischio del deragliamento e delle sue conseguenze mortali». Accerteranno anche che il fatto era stato organizzato nell’ambito dei moti verificatisi a Reggio Calabria a causa della designazione di Catanzaro a capoluogo della Regione, e nel corso dei quali elementi della criminalità organizzata collegati a frange dell’estremismo di destra avevano ideato e organizzato azioni dirette a colpire le vie di comunicazione e gli elettrodotti realizzando oltre quaranta attentati a tralicci, rotaie e stazioni ferroviarie. Due di questi interessarono anche la linea ferroviaria Gioia Tauro-Villa San Giovanni, appena qualche mese dopo la strage sulla Freccia del Sud. Anche per ragioni strettamente procedurali o per la morte di alcuni imputati, i processi celebrati in relazione all’attentato del 22 luglio 1970 non hanno condotto alla condanna degli esecutori materiali e dei presunti mandanti.
La strage [fonte: Rete degli archivi per non dimenticare]
*Le sei vittime: Rita Cacicia, Rosa Fassari, Andrea Gangemi, Nicoletta Mazzocchio, Letizia Concetta Palumbo, Adriana Maria Vassallo.
Bibliografia:
Luigi Ambrosi – La rivolta di Reggio, Rubbettino 2009
Arcangelo Badolati – ‘Ndrangheta eversiva, Klipper 2007
Fabio Cuzzola – Reggio 1970. Storie e memorie della rivolta, Donzelli 2007
Agostino Raso – Rivolta fascista o di popolo?, Città del Sole 2021
Eventi connessi:
26 settembre 1970, autostrada del Sole: cinque giovani anarchici calabresi – Gianni Aricò, Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso e Annalise Borth – muoiono in uno scontro automobilistico con un camion (guidato da uno dei fratelli Aniello, sodali del “principe nero” Junio Valerio Borghese). Stavano andando a Roma, con un dossier sulla strage di Gioia Tauro.
7/8 dicembre 1970: Junio Valerio Borghese, già comandante militare durante la Repubblica di Salò, guida un tentativo di colpo di stato. I ministeri dell’Interno e della Difesa, la sede della Rai, le centrali di telecomunicazione e le caserme sono presidiate in attesa dell’ordine di attacco, ma quando scatta l’ora decisiva tutte le forze mobilitate per il golpe sono richiamate a rientrare nei ranghi.
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