In memoria di Torquato Secci

24 aprile 1996/2016. Vent’anni fa moriva nella sua casa di Terni Torquato Secci, primo presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La notizia della sua scomparsa si diffuse a Terni durante le celebrazioni del 25 aprile. Militare nella Marina, dopo l’8 settembre 1943 aveva partecipato alla Resistenza nel Reggimento San Marco.
Nella strage aveva perso il figlio, Sergio Secci, 24 anni, che a Bologna si era laureato al Dams con 110 e lode: quel giorno stava aspettando un treno per Bolzano. «Vogliamo che il nome di nostro figlio sia legato a borse di studio per liceali della nostra città. Per i migliori: e, a parità di merito, per i più giovani. Sergio era un anno avanti negli studi»: parole di Torquato e della moglie Lidia, madre di Sergio. Il dolore trasformato in energia per un futuro migliore.
Il 1° giugno 1981 nasce l’Associazione familiari vittime. Con lo scopo, come si legge nello statuto, di “ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta”. Il 23 novembre 1995 la Corte di Cassazione a Sezioni Unite Penali conferma l’impianto accusatorio della sentenza di primo grado, condannando in via definitiva all’ergastolo Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, quali esecutori materiali della strage; condanna inoltre per calunnia aggravata (ovvero per il depistaggio delle indagini) i massoni Licio Gelli, Francesco Pazienza, il generale Pietro Musumeci e il colonnello Giuseppe Belmonte, questi ultimi ai vertici del servizio segreto militare italiano. Tutti e quattro appartenevano alla loggia P2.
Quella sentenza fu una vittoria, sebbene non pienamente soddisfacente, di Torquato Secci. A lui è intitolata la sala d’attesa della stazione, dove esplose la bomba fascista, meta ogni anno di migliaia di studenti e milioni di viaggiatori.
Il suo nome è ricordato anche in una targa presso il belvedere delle Cascate delle Marmore, luogo che amava e che fu oggetto del suo primo libro. Oggi alcuni ragazzi di Amelia, in provincia di Terni, visiteranno la stazione e conosceranno uno dei membri dell’Associazione da lui fondata, Paolo Sacrati, che il 2 agosto aveva 13 anni: nella strage ha perso la mamma (Loredana Molina) e la nonna (Angelica Tarsi).
E’ doveroso, per tutti, ricordare oggi Torquato Secci. Dovrebbe farlo l’Italia intera, non solo Bologna. Noi non lo dimenticheremo mai. E non dimenticheremo nemmeno il suo motto: “Avanti tutta!”, verso la ricerca dei mandanti. Per avere, per intero, la giustizia e la verità dovute.
Nel suo ultimo discorso davanti alla stazione, il 2 agosto 1995, disse: «I tempi sono maturi per un giudizio politico sullo stragismo e per l’allontanamento dalle Istituzioni di chi lo ha favorito, anche solo con la sua colpevole inerzia. È immorale fare il paragone, come fa Cossiga, fra la guerra di Liberazione e quello che hanno fatto i terroristi. I familiari delle vittime non possono accettare di vedere gli assassini dei loro congiunti in libertà prima di quanto previsto dalle relative sentenze».
Qui il discorso integrale del 1995.