Il caso Alpi

Mogadiscio (Somalia), 20 marzo 1994: uccisi in circostanze misteriose la giornalista Rai Ilaria Alpi e il cineoperatore Miran Hrovatin. Il 17 febbraio 2017 è stata aperta una nuova inchiesta giudiziaria sui depistaggi delle indagini, che portarono alla condanna di un innocente: il somalo Hasci Omar Hassan, scarcerato nel 2015 dopo 17 anni di carcere.

Ilaria Alpi stava seguendo un’inchiesta su traffici di rifiuti tossici ed armi tra l’Italia e la Somalia, collegati alla malagestione dei fondi della cooperazione internazionale. Secondo alcune testimonianze, una delle fonti di Ilaria Alpi era l’agente del Sismi Vincenzo Li Causi, nome in codice “Vicari”. Già direttore del Centro Scorpione, la base Gladio di Trapani, Li Causi fu ucciso a Mogadiscio il 12 novembre 1993. Nell’estate del 1988, poco prima di essere ammazzato, il giornalista-attivista Mauro Rostagno aveva assistito al caricamento di alcune casse di armi su un aereo militare diretto in Somalia, in partenza dalla pista dismessa di Trapani Milo, utilizzata dal Centro Scorpione. Nel 2012 un’inchiesta giornalistica di Andrea Palladino e Luciano Scalettari – quest’ultimo già consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Alpi – ha documentato l’esistenza di un messaggio dattiloscritto su un modulo militare, partito il 14 marzo del 1994 dal comando carabinieri del Sios (servizio segreto della Marina militare) di La Spezia, diretto a un maggiore in servizio a Balad sei giorni prima dell’evacuazione delle truppe italiane impegnate nella missione Onu Restor Hope: “Causa presenze anomale in zona Bosaso ordinasi Jupiter rientro immediato base I Mog”. Il 14 marzo Alpi e Hrovatin erano appena arrivati a Bosaso. Il magistrato Felice Casson, che negli anni ’80 fu tra i primi ad indagare su Gladio, ha dichiarato: «Ricordo che a cavallo di quelle due inchieste mi venne a trovare Ilaria Alpi, voleva più informazioni. Le avevo promesso che ci saremmo rivisti. Avevo conservato il suo biglietto».

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