Cosa lega il caso Cospito a Fioravanti e Mambro
Articolo di Aldo Balzanelli su Cantiere Bologna – 11 febbraio 2023
Destra severa e intransigente solo quando le vicende non riguardano il suo album di famiglia. L’incredibile cinismo del caso di Anna Di Vittorio, la sorella di una delle vittime dell’attentato che aveva perdonato la coppia dei Nar ma che da loro è stata tradita
Cosa lega il caso Cospito agli ex terroristi neri autori della strage alla stazione di Bologna? Apparentemente nulla, ma a pensarci bene qualcosa sì. Commentando le polemiche esplose intorno allo sciopero della fame di Cospito contro il carcere duro, gli esponenti della destra al governo, in queste settimane hanno ripetuto la frase «noi siamo per la certezza della pena, da scontare fino all’ultimo giorno». Questo affermano di solito i più moderati (si fa per dire), mentre altri usano espressioni più colorite come «chiudere la cella e buttare la chiave».
Si può essere o meno d’accordo. Anzi, sarebbe opportuno ricordare che la nostra Costituzione (sulla quale anche loro hanno giurato) prevede che la pena non sia un supplizio, ma debba essere finalizzata a cercare di riportare sulla retta via chi ha sbagliato. Si possono tuttavia comprendere reazioni emotive forti di fronte a crimini efferati come quelli commessi da terroristi e mafiosi. Ma quello che appare curioso in queste affermazioni è che la linea dura non sembra valere sempre, ma solo in alcuni casi.
Di certo non ha suscitato reazioni sdegnate tra i fratelli d’Italia e i leghisti il fatto che i due terroristi neri pluriomicidi Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, titolari rispettivamente di svariati ergastoli, più qualche altra decina di anni di carcere, siano tranquillamente da parecchi anni a casa loro. In quel caso non bisognava buttare la chiave? No? Come mai? Per Cospito invece sì. Anzi, chi per caso decide di andare in carcere a vedere come sta, va additato come complice di terroristi e mafiosi.
Cospito è certamente un delinquente politico, che ha gambizzato una persona e ha piazzato bombe per colpire carabinieri che solo fortuitamente non hanno riportato gravi conseguenze. Quindi è giusto che stia in carcere a scontare la pena alla quale è stato condannato. E che ci stia senza poter continuare a nuocere avendo contatti con l’esterno. Ma la differenza tra (voi) fratellini e leghisti d’Italia e (noi) buonisti di sinistra è che a noi ripugna un po’ che terroristi e mafiosi possano tornare a una vita normale dopo aver compiuto crimini orrendi, ma lo accettiamo perché pensiamo che lo Stato vince se si dimostra diverso dagli assassini, mentre voi usate due pesi e due misure a seconda che abbiate a che fare con un avversario o con chi, invece, appartiene al vostro album di famiglia.
Massima severità con Cospito e compagnia dunque, indulgenza invece verso i terroristi neri. E giusto per non dimenticare lo spessore morale di qualche protetto della destra è opportuno cogliere l’occasione per citare una vicenda che è ampiamente raccontata in un libro di recente uscita e che sarà presentato venerdì prossimo al teatro di Villa Mazzacorati.
Si tratta di La strage di Bologna del giornalista Paolo Morando (Feltrinelli). Dopo aver ripercorso in modo sistematico e molto preciso gli ultimi sviluppi delle inchieste sull’attentato, Morando racconta una vicenda davvero sconcertante.
Tra le 85 vittime della strage del 2 agosto c’è un ragazzo romano, Mauro Di Vittorio. Anna, la sorella di Mauro, e suo marito Gian Carlo, ad un certo punto si convincono che occorra un processo di riconciliazione che contribuisca a superare le ferite del terrorismo, sul modello di quanto avvenuto in Sudafrica. Assumono numerose iniziative e tra queste un corposo carteggio epistolare con Fioravanti e Mambro. Scrivono che li perdonano e loro rispondono che non possono essere perdonati per una cosa che non hanno fatto (si sono sempre proclamati innocenti nonostante la sentenza definitiva), ma che apprezzano il gesto e ne condividono lo spirito. Il confronto va avanti fin che le due coppie s’incontrano. Anna e Gian Carlo vanno un paio di volte a cena a casa della coppia degli ex Nar dove conoscono anche la figlia Arianna. Si crea insomma una specie di amicizia che al momento giusto Fioravanti e Mambro non mancano di sfruttare.
Accade nel 2008. Giusva è già in libertà condizionale, mentre Francesca è ancora in regime di detenzione domiciliare speciale. Dopo qualche giorno il tribunale di sorveglianza deve decidere se concedere anche alla donna la libertà condizionale, un giudizio che può essere influenzato dalle manifestazioni di riconciliazione con le vittime. Ad Anna e al marito viene chiesto di sottoscrivere una lettera che possa agevolare la concessione della libertà condizionale a Francesca Mambro. E ciò avviene. La lettera arriva al tribunale e la libertà condizionale viene concessa.
Nulla di male, lo prevede la legge, se non che…
Se non che la destra, nella sua campagna per dimostrare che la strage del 2 agosto non è fascista, decide di tirare in ballo il fratello di Anna, Mario Di Vittorio, insinuando sospetti che possa essere lui l’autore dell’attentato, che possa essere saltato in aria insieme alla bomba che stava trasportando, Fioravanti e Mambro non si tirano indietro, anzi. Sanno benissimo, per aver a lungo parlato con la sorella della vittima, che li ha anche aiutati sul piano giudiziario, che quel ragazzo era un semplice simpatizzante di Lotta Continua e non un pericoloso terrorista rosso, ma non importa. Quello che conta è sostenere l’ ipotesi della fantomatica “pista palestinese”, arrivando ad adombrare, mettendo in fila una quantità incredibile di inesattezze, fantasie e falsità, la responsabilità di una delle vittime della strage per cercare di cancellare le proprie e quelle della propria parte politica.
È una vicenda che qui ho sintetizzato, ma che nel libro di Morando è trattata in modo esaustivo e che ha dell’incredibile, figlia di uno spaventoso cinismo.
P.S. Se vi chiedete cosa pensano al termine di questa vicenda Anna Di Vittorio e il marito potete trovare il loro commento nelle ultima pagine del libro.
[link: https://cantierebologna.com/2023/02/11/cosa-lega-il-caso-cospito-a-fioravanti-e-mambro/]
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